Per approfondire la filosofia del software libero, basta consultare le voci “software libero”, “gnu gpl” e “linux” su Wikipedia.
Visto, però, che ho intenzione di presentare programmi di software libero che servono a fare tante cose, voglio dire qualche cosa anch’io sul software libero in generale.
La dizione “software libero”, al di là delle sofisticate distinzioni che si possono fare tra software libero e software open source, allude a quei programmi per computer che si possono scaricare liberamente da Internet o avere da un amico senza andare incontro ad alcuna complicazione su diritti d’autore o limitazioni d’uso. Di più: del software libero sono disponibili anche i file sorgente, cioè i file che servono per produrre (codificare) i programmi che vengono utilizzati, in modo che chiunque conosca il linguaggio di programmazione con cui sono stati costruiti li possa modificare per renderli più funzionali, per arricchirli, ecc. Il tutto sotto la protezione della licenza GNU/GPL (Gnu Not Unix/General Public License) secondo la quale il software modificato può essere distribuito solo alle stesse condizioni, cioè che ne rimanga disponibile il sorgente a sua volta modificabile.
Si tratta generalmente di software distribuito gratuitamente, anche se Richard Stallman, il padre della filosofia del free software che noi traduciamo in software libero, avverte sempre che l’aggettivo free usato in questo contesto significa libero e non gratuito: avvertimento necessario per la lingua inglese, dove free significa entrambe le cose. A volte il distributore, che spesso è anche l’autore del software, invita l’utente che ritenga utile il programma a fare un’offerta: e sempre se la meriterebbe.
Ma, ci si chiede, chi è che lavora su questo software libero rinunciando a guadagnare per ciò che fa o affidandosi al buon cuore di chi lo utilizza?
Uno è sicuramente Linus Torvalds, che si è “divertito” – come dice lui – a creare il primo kernel del sistema operativo Linux (dal nome Linus del suo creatore e Unix, che è il sistema da cui è stato derivato) e, invece di brevettarlo, lo ha dato in pasto al mondo del software libero perché tutti ci lavorassero per farlo diventare migliore: ed è diventato, a parere non solo mio, il miglior sistema operativo che esista. Ben riepilogava Nelson Mandela lo spirito di Ubuntu, una delle più complete distribuzioni Linux sponsorizzata dal sudafricano Mark Shuttleworth, dicendo «Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?»
Peraltro una componente di divertimento la ritroviamo anche nel nome Debian della distribuzione Linux da cui deriva Ubuntu: Debian proviene da ian, nome del suo creatore Ian Murdock, preceduto dalle prime tre lettere del nome della sua fidanzata Debra.
C’è chi brevetta e c’è chi si diverte a diffondere conoscenza e utilità e che a roboanti marchi di fabbrica preferisce divertenti nomignoli.
Purtroppo il fatto che si tratti di qualche cosa che si può avere con poca spesa o addirittura gratis fa sì che non lo si trovi nei negozi e suscita diffidenza.
Per ovviare al primo inconveniente, che non lo si trovi nei negozi, mi sono proposto di fare molti articoli per descrivere e indicare come procurarsi software libero per fare moltissime cose.
Quanto alla diffidenza, essa è assolutamente ingiustificata: il software libero, infatti, a causa dei moti collaborativi che scatena, gode nel tempo di tali e tanti perfezionamenti da raggiungere in breve un’affidabilità totale, a volte insuperata.
La stragrande maggioranza dei programmi di software libero, almeno di quelli che mi propongo di presentare, è reperibile in versioni che girano su tutti i tre sistemi operativi che fanno funzionare i personal computer: Linux, Windows e Mac OS X.
Per chi volesse entrare completamente nel mondo del software libero sarebbe d’obbligo la scelta del sistema operativo Linux. Tra le tante distribuzioni esistenti, quelle che ritengo più semplici da installare e che hanno il non secondario vantaggio di essere fruibili completamente in lingua italiana sono Linux Ubuntu e Linux Mint, che ne è una derivata. Senza nulla togliere all’ottima SUSE Linux e, ovviamente, alla madre Debian, dalla quale è derivato Ubuntu.
A differenza di quanto avviene con i sistemi operativi Windows e OS X, che prima di cominciare l’installazione cancellano dal disco fisso del computer qualsiasi cosa, quando installiamo Linux ci viene innanzi tutto chiesto se vogliamo installarlo come unico sistema operativo oppure se preferiamo affiancarlo ad altri sistemi operativi che già abbiamo sul computer: la libertà del software libero comincia rispettando la libertà degli altri. All’accensione del computer ci verrà chiesto con quale sistema intendiamo lavorare. Ciò significa che potremmo tranquillamente installare Linux mantenendo il nostro Windows e, se usiamo Ubuntu, il nostro OS X.
Il vantaggio di entrare nel mondo Linux è quello di trovare installato sul computer un programma di gestione delle applicazioni che ci propone migliaia di programmi di software libero che, essendo collegati a Internet, possiamo scaricare ed installare con un click.
Chi non voglia fare il passo verso Linux non avrà comunque alcuna difficoltà a procurarsi i programmi e ad installarli: ovviamente con l’avvertenza di scegliere le versioni dei programmi adatte al proprio sistema operativo.
Viene da chiedersi come mai quando acquistiamo un computer non ci sia preinstallato il sistema Linux. La risposta è semplice: con il software libero non si fanno i soldi, con il software così detto commerciale che si aggrega attorno a mamma Microsoft si fanno i soldi. A parte il caso della Apple che fa i soldi non tanto con il software ma con una serie di prodotti di eccellenza che contengono anche il software (tra l’altro cugino stretto di Linux).