Se abbiamo acquistato uno smartphone lo abbiamo fatto soprattutto per comunicare: con il telefono, con la messaggistica, con la posta elettronica, attraverso i social su internet, ecc. Secondariamente abbiamo forse pensato anche ad avere la possibilità di passare il tempo con qualche giochino elettronico o ascoltando un po’ di musica.
Probabilmente le stesse motivazioni, magari con minor peso la comunicazione telefonica e con più peso lo svago, dal gioco e dall’ascolto di musica alla lettura di un e-book o alla visione di un filmato, hanno spesso ispirato l’acquisto di un tablet.
Per non parlare, in entrambi i casi, della possibilità di scattare discrete fotografie, istantaneamente scambiabili con i nostri parenti ed amici.
In moltissimi casi si trascura il fatto che con queste apparecchiature si può fare molto di più, perché siamo in presenza di veri e propri computer: sia lo smartphone, sia il tablet sono infatti dotati di un chip che ingloba un microprocessore ed hanno un sistema operativo che li fa funzionare come un vero e proprio computer. Con il grande limite, soprattutto nel caso dello smartphone, della ristrettezza dello spazio per lavorare, sia con riguardo allo schermo sia con riguardo alla tastiera. Limite che, come ho sostenuto nel mio appunto di qualche giorno fa “Allarmismi senza costrutto”, farà in modo che questi apparecchi non potranno mai decretare la morte del personal computer, contrariamente a quanto alcuni sostengono.
Per certe cose, tuttavia, come il calcolo e collegate applicazioni scientifiche o lavoretti ricollegabili al nostro stato o alla nostra professione utilmente eseguibili in momenti di lontananza dalle consuete attrezzature di casa o dell’ufficio, il fatto di avere in tasca un apparecchietto che ci può dare una mano può risultare molto utile.
Quando acquistiamo uno di questi apparecchi lo troviamo già dotato del sistema operativo, cioè del software di base per farlo funzionare, oltre che di tutta una serie di applicazioni (in questo mondo, secondo la terminologia introdotta da Steve Jobs, chiamate “app”) che rispondono a tutte le esigenze primarie per le quali abbiamo acquistato l’apparecchio e che ho prima citato: comunicare, navigare su internet, fotografare, ascoltare musica, leggere e-book, vedere filmati, giocare.
Se il sistema operativo del nostro apparecchio è Android possiamo trovare centinaia di altre applicazioni per fare queste stesse cose o per farne altre su Google Play, il negozio on-line di Google, raggiungibile con il nostro apparecchio utilizzando la app Play Store.
Se mi chiedete perché tanta attenzione per Android e non per gli altri sistemi operativi che possiamo trovare in giro vi rispondo che Android, non a caso il più diffuso, è il migliore ed è basato su GNU-Linux, che è il sistema operativo per eccellenza del mondo del software libero, mondo al quale è dedicato questo mio blog. Peraltro, lo stesso Android, protetto dalla licenza Apache 2.0, è software libero.
Probabilmente, trovando installato sul nostro apparecchio tutto ciò che ci serve per le nostre esigenze primarie, la prima direzione verso la quale siamo interessati a trovare arricchimenti è quella dei giochi. In questo campo, su Google Play, possiamo trovare di tutto: dai giochi di movimento ai giochi da scacchiera, dai giochi di carte a rompicapi di tutti i tipi. Le nostre preferenze ci guideranno nella scelta.
Per quanto riguarda arricchimenti su altri fronti, vista la grande mole di applicazioni disponibili, non tutte ugualmente funzionali e realmente corrispondenti alle aspettative ingenerate dalle loro descrizioni, ho ritenuto utile compilare il manualetto allegato in formato PDF, scaricabile e stampabile.