Contrariamente a quanto ci potrebbe far pensare il termine “improvvisazione”, l’improvvisazione musicale è una difficile arte che richiede doti non comuni di sensibilità musicale e orecchio e la conoscenza ed il rispetto di ben definite regole sull’armonizzazione dei suoni. Infatti, a meno che si voglia fare della punk music per chi la gradisce e vuole essere a tutti i costi diverso dagli altri, la musica, sia essa composta e scritta attraverso una serie di tentativi e organizzata in forme particolari sia essa improvvisata dal vivo con uno strumento, deve essere innanzi tutto gradevole ed appagante per l’ascoltatore. Senza dimenticare che, molto spesso, l’unico ascoltatore è lo stesso improvvisatore che si diverte un sacco nel creare e sentire ciò che sta creando.
Altra cosa da sfatare è la diffusa convinzione che l’improvvisazione sia appannaggio della sola musica jazz. Vero è che la musica jazz è per sua natura votata all’improvvisazione e ne è fertilissimo terreno di coltura ma non dimentichiamo che tra i più grandi improvvisatori annoveriamo Mozart, Chopin, Liszt, Paganini, ecc. che non hanno mai avuto nulla a che vedere con il jazz.
Peraltro molta musica classica che oggi leggiamo sugli spartiti altro non è che la trascrizione di improvvisazioni, origine che riecheggia negli appellativi con cui definiamo queste composizioni: toccata, ricercare, fantasia, tiento, improvviso, preludio, ecc. Per non parlare delle così dette cadenze previste praticamente in tutti i concerti per strumento solista e orchestra, spesso composte dallo stesso autore ma destinate anche a far sì che l’interprete abbia uno spazio di improvvisazione nell’ambito del concerto.
Tra i software che ci aiutano a fare musica ve ne sono che generano linee melodiche accostando casualmente note e durate sulla base di predefiniti giri armonici. Il più famoso di tutti penso sia Band-in-a-Box della PG Music.
Ma su un blog dedicato al software libero è d’obbligo dare la preferenza a Impro-Visor.
Innanzi tutto perché è un software libero distribuito sotto licenza GNU.
In secondo luogo perché è un software didattico: non solo produce improvvisazioni ma ci aiuta a capire come si fanno.
In terzo luogo perché è un prodotto scientifico ed è uno strumento di vera e propria intelligenza artificiale applicata alla composizione musicale.
Visto che la documentazione manca un tantino di organicità e aggiornamento ed è tutta in lingua inglese, ho ritenuto utile proporre l’allegato manualetto sull’ultima edizione del software rilasciata lo scorso luglio come guida almeno per un suo utilizzo di base.
Al solito si tratta di un file in formato PDF liberamente scaricabile, stampabile e distribuibile.